seppia

carteggio d'altri tempi 







Londra, 15 Settembre 1837



Caro Edward,

Vi scrivo a lunga distanza di tempo dai fatti che mi portarono lontano da Voi, mio amato, dalla Vostra figlia adorata e dalla Vostra dimora, che avevo imparato a sentire come la mia casa.
Mi si spezzò il cuore, e ancora oggi la mia mente stenta a capire il perché mi dichiaraste il Vostro amore fino a portarmi quasi all’altare per poi scoprire che Voi avevate già una moglie.
Avevate forse confidato nella forza del mio carattere, nel mio essere indipendente al punto tale da aver superato le molteplici difficoltà che le mie povere e sventurate origini mi avevano arrecato? Mi conoscevate dunque così poco? 
Pensavate che sarei potuta scendere a compromessi con la mia fede a causa dell’assoluta devozione e amore che nutro nei Vostri confronti?
Mi chiedo ora, davvero pensate che l’amore possa varcare tutti i confini dell’anima, quelli morali, oltre le convinzioni che l’individuo costruisce faticosamente durante la vita?
Quel giorno scappai da Voi disperata e fui sull’orlo di lasciarmi morire di inedia quando fui accolta nella casa di St. John, un pastore che vive con le sue sorelle, a Londra. Il loro affetto e la pazienza lentamente mi riportarono in vita.


Oggi più serena mi interrogo e interrogo Voi, perché alle mie domande voglio trovare una risposta.
Sinceramente Vi dico che ne’ la mia anima ne’ il mio cuore trovano pace nella lontananza da Voi, ed è per questo che ho deciso di scriverVi, cercando conforto in una corrispondenza epistolare con Voi, mio amato.
L’amore può avere molte forme e farci sentire vivi o morti e regalarci le emozioni più intense, io di questo amore per Voi conservo lo strazio di chi ama in lontananza.
Vi dicevo dunque della devota amicizia che ho ricevuto in casa St. John; e devo ancora a loro l’ulteriore aiuto nel farmi tornare alla vita, trovandomi un buon lavoro come assistente presso la casa del Dr Henry Jekyll, Dottore in chimica.
Accettai di buon grado questo nuovo incarico pensando che sarei stata distratta per la maggior parte della giornata dai miei dolorosi pensieri. Sapete quanto io sia curiosa e ansiosa di apprendere cose nuove. Così ora mi sono trasferita a casa del Dr Jekyll a Londra.
Mio adorato, confido nella Vostra comprensione e attendo con ansia una Vostra risposta alla mia lettera.

Sempre Vostra Jane






15 Ottobre 1837

Caro Edward,

Vi leggo e ritrovo in Voi quell’amore pieno di forza,  passione, ardore, con la brama e la furia di chi deve dissetarsi alla fonte del suo desiderio, accecato e indebolito dalla fame mi divorate, incurante e incapace di vedere che mi avete travolta distruggendo le difese che da sempre avevo eretto intorno a me. Ancora una volta folle, siete tornato alla vita prendendoVi la mia e mi chiedete se ancora Vi amo? Non sono più padrona dei miei sentimenti perché ormai sono Vostri e lo resteranno per sempre.
Io vi perdono e non sta a me giudicarVi.
L’amore così come io l’ho sempre concepito porta a donarsi per il bene dell’amato, ma Vi chiedo: devo sacrificare tutti i miei credo, i miei valori e lasciarmi andare al mio amore per Voi? Mi amerete ancora quando avrò totalmente smarrito me stessa?
Con le sole poche difese che mi sono rimaste; stordita dal ricordo del Vostro abbraccio, col quale mi faceste sentire a casa, al sicuro, per poi farmi sprofondare giù nell’abisso; io Vi dico che non voglio più rivederVi. Non finché Voi sarete ancora ammogliato.
Sono egoista e mi lascio per questo un unico spiraglio, perché non posso fare a meno di Voi e perché ho bisogno di comprendere chi siete veramente, perciò Vi scrivo e resto in attesa delle Vostre risposte.
Come sapete mi sono da poco stabilita nella residenza del Dr Jekyll; il Reverendo St. John, al quale devo tutto, mi ha assicurato che il Dottore è un uomo molto stimato e conosciuto per la sua onestà, che si prodiga in beneficenza e a dir suo anche con un buon carattere. L’ho conosciuto e l’impressione che ne ho avuto è quella di un uomo gentile, ha cercato di vincere il mio naturale imbarazzo spiegandomi brevemente le mie mansioni; avrei dovuto trascrivere gli appunti e riordinare le carte in ordine cronologico, avrei trovato al mattino le carte sul tavolo a me destinato nello studio, mentre il Dr Jekyll avrebbe per lo più lavorato nel laboratorio che si trova in un altra ala della casa. Fui sollevata nel sapere che non lo avrei visto spesso, sapete quanto sia timida, rimasi impressionata quando parlandomi del laboratorio mi disse: “mai, dovrete venire nel laboratorio a meno che non vi chiami io personalmente”, l’enfasi del dire questa frase mi fece rabbrividire.
Durante questa conversazione era presente Ms Mary Reilly, la domestica di casa Jekyll, la sua presenza mi è stata di grande conforto. Ha un viso aperto e un sorriso cordiale, gli occhi sinceri. E’ giovane, piuttosto alta e nonostante gli abiti austeri che indossa appare gradevole anzi direi decisamente bella se non fosse per quel pallore che la fa sembrare malaticcia. Spero tanto di trovare in lei un’amica sincera.

Vostra Jane







20 Dicembre 1837




Caro Reverendo St. John,

Vi scrivo questa lettera perché non potrei parlarVi apertamente durante uno dei nostri incontri domenicali dopo la funzione religiosa, voglio evitare a Voi e a me l’imbarazzo per quanto debbo dirVi.
Sappiamo bene entrambi quanto la Vostra convinzione e la Vostra abilità nello spiegare il dogma ai fedeli sia stato anche il fondamento che mi ha fatto ritrovare le certezze che avevo perduto quando mi trovaste la prima volta.
Col tempo e la frequentazione ho imparato a conoscerVi e Vedervi per quello che siete, un uomo profondamente buono e limpido, pieno di fiducia nel vostro prossimo. Sono più che certa che la donna che Vi donerà il suo cuore avrà in Voi un fedele compagno che saprà condurla per una strada sicura e felice. Voi non avete ombre nell’anima. 
Quando mi chiedeste di seguirvi in India diventando Vostra moglie, sono stata sincera nel dirVi che il mio cuore apparteneva totalmente a Edward; ma forse lasciai in Voi uno spiraglio di speranza che oggi voglio definitivamente cancellare.

Ho avuto molto tempo per riflettere, nonostante il lavoro a casa Jekyll, ma anche di osservare alcuni strani comportamenti del padrone di casa e di Mary e di cui desidero parlarVi.

Sinceramente mi ero fatta un idea del Dr Jekyll, fidandomi del Vostro giudizio, ma quello che ho visto in questi giorni mi ha fatto cambiare idea sulla natura del suo animo. L’ho visto chiudersi per giorni interi nel laboratorio senza voler vedere nessuno e poi uscirne con lo sguardo stravolto, non come un uomo stanco per l’intenso lavoro, ma come se avesse ingaggiato una brutale lotta: sgualcito negli abiti, spettinato e spiritato. Voi lo avreste descritto come un diavolo, una furia.
Ne fui spaventata e cercai di parlarne con Miss Mary.
Lei ne non era affatto turbata, anzi, ho potuto notare nei suoi modi una tale sicurezza, come se conoscesse profondamente il turbamento del Dottore; ma i suoi occhi ne son certa tradivano un’attenzione particolare per quell’uomo.
Forse la mia  presenza qui le reca disturbo perché credo lei ami il Dr Jekyll.
Mi sono chiesta cosa hanno nell’animo uomini come Jekyll o come Edward? Perché dimora in loro tanto furore? Cosa mi spinge ad amare un uomo in cui la passione, il furore,  l’amore hanno il sopravvento sulla ragione?
Adesso non so rispondervi, di me ho capito solamente che la ragione nasconde la paura che ho di vivere, ed io non voglio rinunciare a vivere. Perdonatemi!

Vostra devota amica
Jane





15 Gennaio 1838




Mio amato Edward,

ho letto e riletto la Vostra lettera non so più quante volte.
Vi immagino dietro quella finestra impaziente, ma ancor di più Vi vedo come foste qui davanti a me mentre Vi scrivo, seduto nella poltrona accanto al camino.
Cerco le parole per dirVi ciò che sento ma ho solo voglia di piangere. Perché sono fuggita da Voi dall’unica persona al mondo che desidero?
Come ho fatto ad essere così cieca e sciocca, non Vi ho visto, ne’ compreso, nascosta dietro la paura che ho di vivere, Vi ho condannato come il peggiore degli egoisti mentre Voi avete solo dimostrato coraggio di vivere e di amare, contro ogni convenzione.
Vi guardo e Vi vedo solo ora, per la prima volta e vedo la vita che mi avete donato incondizionatamente. 
Vorrei correre da Voi, stringervi e baciarvi, dimenticare chi sono, da dove vengo, perché io non sono mai esistita: nasco oggi con Voi.

Eternamente vostra
Jane





15 Febbraio 1838




Mio adorato Edward,

i giorni qui a Londra, lontana da Voi, saranno per me tristi ancor più sapendo del vostro tormento.
Strano il mio destino, ora che ho imparato ad amare tutto di Voi, ora che so di voler accogliere anche quella parte che Vi fa essere rude, collerico e incline al malumore; ora che accetterei quel Vostro essere contro le regole del Vostro rango e più in generale contro ogni regola sociale; ora che vorrei abbandonare i rigidi insegnamenti morali per lasciarmi travolgere dalla Vostra passione. Ora, non è più possibile, ora non posso vederVi.
Mi chiedete se si può sfuggire a se stessi. No, non si può! Ed io non l’ho fatto, ma sono cambiata, Voi mi avete cambiata. 
Le Vostre parole, nelle lettere, mi hanno obbligato a guardare in fondo alla mia anima, a chiedermi cosa veramente desidero e quale senso può avere la mia vita senza l’amore, senza l’amore per Voi.
Ho il cuore a pezzi sapendo che la Vostra anima è divisa fra il bene e il male e immagino quanto Vi sia difficile trovare un barlume di luce in quel Vostro oscuro passato che Vi piega come un fuscello in balia di una tempesta.
Mi arrovello pensandoVi, alla ricerca io stessa di una risposta che possa alleviare le Vostre pene, ma non conosco nulla del lato oscuro dell’anima.
Mi riconosco in Miss Mary, abbiamo lo stesso modo di affrontare la vita, il nostro quotidiano con piccole cose semplici, reali, tangibili; lei nella gestione della casa, io nei miei compiti di archivio. Eppure entrambe amiamo uomini la cui natura è cupa e profonda come le acque del lago; a riva sembrano limpide ma basta lanciarvi un sasso che subito diventano torbide. Ci si può perdere languidamente a guardarne lo specchio calmo che riflette i monti tutt’attorno, ma basta un leggero vento che lo specchio si trasforma e onde impetuose ti travolgono con la loro furia.

Spesso il Dr Jekyll ha di questi repentini cambiamenti, in questo un po’ Vi assomiglia; e quando succede poi vaga per la casa incapace di calmarsi.
Sembra consapevole di aver una doppia natura, una opposta all’altra, ma c’è qualcosa in lui che gli impedisce ogni giorno di condannare quel lato tanto oscuro, a volte ne sembra anche compiaciuto, mentre a volte cade disperato.
Mary col suo amore celato, eppure così facile a vedersi, è l’unica che riesce a riportarlo alla calma, io l’ho osservata attentamente, e da lei ho compreso che l’amore è e deve essere accettazione dell’altro.
C’è anche un buon amico del Dottore che ho conosciuto recentemente durante la sua visita. Ho saputo che sono amici da molto tempo. Mi auguro venga a farci visita regolarmente, trovo rassicurante che il Dottore possa confrontarsi con un suo pari.
Mio adorato, prendeteVi tutto il tempo che volete perché io Vi amo ora e per sempre.

Eternamente vostra 
Jane






15Marzo 1838


Mio adorato,
sorrido all’idea di vederVi sporcare di inchiostro la carta e le mani al pari di uno dei miei più indisciplinati studenti.
Stringo la Vostra lettera tra le mani mentre passeggio nel cortile; era così triste e spoglio, ma ora che Mary lo ha abbellito con i fiori è piacevole camminarvi, soprattutto posso stare sola con i miei pensieri immersa nel silenzio.
E’ quasi buio e una fitta nebbia sta calando, tanto che si vedono appena le luci accese dentro la casa e nel laboratorio. Intravedo muoversi una figura che non conosco, deve essere l’assistente del Dott. Jekyll; ce ne ha parlato la sera scorsa, il suo nome è Hyde.
Sono sicura che questo nuovo aiuto porterà un beneficio alla salute del Dottore, ultimamente l’ho visto molto affaticato, so che Mary è preoccupata e più volte ha insistito perché vedesse un medico.
Li ho osservati in questi giorni e ho notato come il Dottore guarda Mary, la ama ne sono certa, e non può fare a meno di chiamarla a se continuamente, tanto che il maggiordomo il Sig. Pool ne è indispettito e insiste nel riprenderla perché si trattiene nello studio troppo a lungo. Quanto è sciocco e cieco quell’uomo, e così rigido all’etichetta, come può pensare che l’amore tra due persone possa essere confinato all’interno di regole e ranghi.
Io stessa non ci ho mai creduto eppure sapendo quello che racchiudeva il mio cuore per Voi, mai avrei osato sperare che Vi accorgeste di me, mai avrei osato sperare nel Vostro amore. Le Vostre parole nella lettera che stringo al mio seno dovrebbero rassicurarmi, sapere che Voi siete mio, stretto a me con quei lacci che anch’io ho e che vorrei diventassero catene pesanti per impedirVi di fuggire, di allontanarVi o di stare lontano da me. 
Vi ho mentito quando dicevo di prenderVi tutto il tempo; è vero che io Vi appartengo e Vi amo e Vi amerò per sempre, ma il tempo che trascorro in assenza di Voi mi tormenta, provocando un dolore fisico al quale non riesco a sottrarmi.  
Mi manca poterVi guardare negli occhi, sentire la Vostra voce. Mi manca il Vostro essere cocciuto e testardo in certi argomenti fino a costringermi ad essere dura o spavalda, mi manca il tenerVi testa e stuzzicarVi e provocarVi.
Ho bisogno di Voi, di essere rassicurata, di capire quale vita avrò; perché ora sono sospesa come in un sogno e ho paura di svegliarmi e vedere che tutto è svanito.
Il mio essere razionale si ribella, cerca di prendere il controllo  e così Vi cerco nello studio, Vi guardo seduto nella poltrona accanto al fuoco e mi immagino lì seduta accanto a Voi. Voi siete sicuro che saprò rendervi felice? 
Mio amato il mio sguardo mai Vi abbandona, in attesa di quel giorno!

Eternamente vostra Jane





15 Aprile 1838

Mio adorato Edward,
Quanta intensità, dolcezza e verità nelle parole di questa Vostra lettera.
In ciò che scrivete c’è tutta la forza e la debolezza rappresentate insieme, che fanno parte di voi così come io Vi conosco.
Qui siete Voi in tutto il Vostro essere individuo e uomo, l’uomo che io amo, l'individuo che io adoro.
Nessuno di noi dovrebbe aver paura di manifestare ciò che è davanti agli altri, anche se l’anima che abbiamo da mostrare ha lati oscuri o tormentati, anche se a volte lo facciamo con modi bruschi o un temperamento infuocato o incline alla rissa.
Non si dovrebbe avere paura perché ciò che siamo è totalmente umano, unico e irripetibile e per questo di valore per tutti gli altri.
E Voi, anzi, dovete essere fiero di Voi stesso come lo sono io, perché le paure le angosce o le insoddisfazioni le avete comprese interamente accettandoVi, perché questo non Vi ha impedito di aprirVi e donarVi per come siete, a me, completamente. Non avete bisogno di nasconderVi allo sguardo di chi non Vi comprende e nemmeno difenderVi perché nulla può intaccare o segnare ciò che siete per Voi stesso, per me o per quelli che come me Vi amano, ogni stimolo esterno positivo o negativo non potrà che renderVi più forte più sicuro, un Uomo Migliore.
Sapete, io credo sia più difficile stare a questo mondo in modo inconsapevole perché senza la profonda conoscenza e accettazione di se non si è mai liberi e si vive nella paura, nel timore dell’ignoto e nel timore di affrontarlo e Voi non avete mai avuto paura di affrontare la vita tanto quanto io non posso aver paura di sostenere il Vostro sguardo che mi ha dimostrato per primo di saper leggere nel mio animo.

Per molto tempo ho pensato di dover difendere il mio essere individuo cancellando la donna che è in me, ma con Voi ora so che posso lasciarmi andare a quella femminilità che mi appartiene e alla quale non voglio più rinunciare, e nella quale ho ancora molto da esplorare con Voi.


Quindi ora mi state dicendo che posso lasciare tutto e correre da Voi? 
Che ci separa solo il tempo per i cavalli lanciati al galoppo di percorrere la strada tra Londra e  la Vostra casa? 
Nel tragitto avrò solo il tempo per fissare ogni ricordo di Voi e ogni parola scritta qui nel mio cuore, so che a fatica potrò contenere tutta questa emozione dentro di me.
E una volta arrivata a casa, scenderò dalla carrozza, poserò i piedi al suolo e li userò per correrVi incontro e stringerVi  fino a farVi male.
Ditemi che è così, che posso correre da Voi.

Vi amo
Vostra Jane






26 Gennaio 1840


Mio Signore,
mi stringo nelle spalle  mentre immagino di vederVi arrivare sullo sfondo del viale, protetta dietro il vetro col quale mi isolo dal mondo. Ogni ombra che risoluta si fa avanti mi fa sobbalzare il cuore nell’emozione illusoria di averVi riconosciuto. Riecheggiano nella mente le Vostre parole e quel tono della voce, così calma e ferma. Conservo gelosamente i Vostri scritti, anche quelli non firmati da Voi, ma come non riconoscerVi attraverso le parole.
Ma Voi non solcherete mai il viale di ingresso, e non lo farete perché io non sono a casa e voi non sapete dove mi trovo.

Sono fuggita, ancora, e ogni volta il tempo si ripiega su se stesso facendomi rivivere lembi della nostra vita insieme., ed io mi scopro folle a starVi così lontana, ma l’amore che nutro per Voi mi provoca un tale dolore che non posso resisterVi accanto.

Disperatamente vostra
Jane