bianco


piccole composizioni, pensieri ed emozioni


il desiderio

di seta avvolge / l'attesa sulla pelle
di giada / lacrime colorano
attende ricolmo / prezioso calice
il desiderio


anima perversa
anima perversa
lei odia la sua pelle
e come un camaleonte
si trasforma
ma indossa sempre
la stessa maschera
e gioca sempre
lo stesso gioco
nascosta tra le ombre 
della sua inutile vita
possiede molte arti
così vanitosa
così sola


equilibrio
istinto, pulsione, desiderio, ragione
consapevole e compiaciuta del fatto
che è nell'equilibrio la mia più grande forza
immersa come sono nel mio tempo
mi lascio guidare dal mio istinto e dalla ragione 
mentre cammino sul filo teso allo spasmo della mia vita
in perfetto e armonico equilibrio



goccia
era rimasta solo una piccola traccia 
che andava scomparendo
nel vuoto si riconobbe e si lasciò cadere
ed in quel nulla, in quell’oblio
il pieno e il vuoto giocarono a rincorrersi
finché decisero di estendere il gioco al dentro e al fuori  
una piccola goccia d'acqua piena di luce riflette colori
e nasce una speranza




avrò cura
aspetterò che giunga
l’ultima esile traccia d’amore
poi ti verrò a cercare
avrò cura di liberare
l’anima nascosta dentro l’armatura 
userò un piccone ma non ti farò male
aprirò un varco 
la luce inonderà il tuo giorno
sotto un sole accecante 
per la prima volta 
vedrò il tuo volto
asciugherò le lacrime a lungo trattenute
non è più necessario correre
ora puoi riposare
mi prenderò cura di te




rovine
vorrei trovarmi a muovere passi tra le rovine
di una civiltà distrutta dall’ingordigia 
e camminando su quei ciottoli e ferraglia
avere pensieri semplici a soddisfare bisogni primordiali
ma vorrei tenere memoria di tutto ciò che è stato 
perché vorrei avere un nuovo inizio
vorrei farmi bastare il verde delle foreste
e dormire sotto un cielo di stelle
tremare nell’ora della tempesta
bere al ruscello dove si disseta il lupo
stare nascosta ad osservarlo
vorrei tanto trovare un nuovo posto 
dove l’essere umano possa vivere 
in armonia con tutto il resto
Perché mai abbiamo bisogno di costruire
fasulli scenari a sostegno di ancor più
falsi desideri?




perla nera
a furia di cercare 
ecco nascosta 
una piccola 
anzi minuscola
perla nera
quasi una macchia invisibile
come un granello di polvere
sulla superficie bianca
stavo per passarci la mano 
e pulire
il movimento
un gesto leggero
e l’occhio che cattura quel suo rotolare
lei perfettamente sferica e lucida riflette
così la ripongo 
nello scrigno di velluto rosso
lo stesso colore che ho sulle labbra
che morbide si incurvano
a disegnare un sorriso affettuoso
che tu scambi per tuo 
lo specchio ci scopre abbracciati
io sollevata in punta di piedi 
lo sguardo che non vedi 

è già un addio



cercami
cercami nelle parole gettate alla rinfusa 
tra le righe dei racconti nelle sillabe delle poesie
scoprimi e raccontami quello che vedi
costruiscici una storia intorno
inventami
ma non lasciarmi sola
senza il nutrimento delle tue parole





snuff bottles
Delicati aironi dal ciuffo bianco punzecchiano l’acqua col becco, il vento curioso entrò a cantare la sua canzone e ne restò imprigionato. 
La mano che colse maldestra la fragile bottiglietta la lasciò cadere sulla battigia, il mare che attendeva il momento propizio allungò l’onda e se ne appropriò.
Il vento era confuso, chiuso in quell’angusto spazio, intravedeva appena nella trasparenza del disegno la sua amata libertà. 
Il sole ben presto lasciò il posto all’oscurità ma le stelle che tutto sapevano, si affacciarono e si fecero più luminose del solito. 
La bottiglia giaceva cullata sul fondo del mare, in quel lento movimento, il vento percepì tenui bagliori luminosi e ricordò i giorni migliori.
Fu così che decise di fare qualcosa. Prese a vorticare sempre più forte imprimendo all’acqua tutt’intorno il suo stesso movimento fino a che il mare ne ebbe a male di tutto quel roteare, infuriato alzò onde rabbiose. La piccola bottiglia fu scaraventata in un turbine e con lei sabbia e qualsiasi cosa incontrasse la sua furia.
Fu così che il vento si liberò!



acqua
Aveva percorso un lungo viaggio tra le acque impetuose e le ripide cascate, passando attraverso le rocce, al buio di antiche grotte, fino al mare; lei che sgorgava limpida e tranquilla ad una certa altitudine. Fu scossa al contatto con quel tale così rude e salato che l’accolse o meglio la travolse scomponendola in piccole preziose goccioline che complice l’aria, venivano lanciate verso l’alto per poi ricadere immancabilmente tra la schiuma dei suoi flutti. C’era da perdersi in tutta quella vastità, così si affidò a Istinto, lui sapeva certo cosa fare. Risuonò una musica come eco lontano appena percepito,  la melodia le piacque, così come il leggero vento che la trasportava. In un momento in cui il mare era tranquillo si lasciò galleggiare sulla superficie seguendo la scia dipinta dalla luna, accarezzata da una leggera brezza profumata e si addormentò. Il sole, all'improvviso, le mostrò la terrà ferita e così conobbe il fuoco e la sua furia, nemmeno l’immenso mare aveva il potere di calmarlo. Lei rifletté tra se e se: faceva parte di quel tutt’uno eppure rimaneva sempre leggera acqua di fonte. 
Impaurita chiese spiegazioni ad Anima che le raccontò una storia in cui i protagonisti erano amanti, sempre in lotta tra loro!





acqua
Ricordo quando immobile e stesa lambivo quel tratto di montagna, solo piccoli fiori bianchi in abito pesante facevano capolino a scrutare un cielo di piombo. Vi erano impresse nella roccia antichi segni lasciati da una civiltà che poi si è persa nella moltitudine ibrida che ora popola i climi caldi e temperati. Nella tensione del disgelo attendevo l’inizio del mio viaggio. Piccole pigne rotolavano giù per il pendio accompagnandomi. 
Il vento ha portato quei racconti di cui parli, li ho percepiti in sembianze di canzoni che risuonavano rimbalzando nelle strette gole. So che ti vedrò veleggiare, prima o poi. 



non smettere di cantare
è come carezza la tua voce
il corpo vibra del suono che lo inonda
perciò non smettere di cantare 
affinché io possa continuare a respirare
lasciami cavalcare l’onda
mi illuderò di entrarti nell’anima
ma solo ora mi accorgo
di averti chiuso qui
dentro lo stomaco
non so come fare a trattenerti
come convincerti a restare
 come chiederti di continuare

ti prego non smettere di cantare



la foglia
Io me ne stavo tranquilla, in riva a un lago senza pensare a nulla di importante. Non so dire quanto tempo rimasi immobile a guardare.  Rimasi immobile! 
Frammenti di ricordi apparivano e scomparivano, nessun orologio a scandire il tempo trascorso, solo una triste melodia ripetuta all’infinito  [switch off - just a break].
In quel dolce far nulla mi piaceva pensare che elementi tanto diversi potessero in qualche modo congiungersi, fondersi: la foglia con la  sua lieve carezza e l’acqua con l’abbraccio avvolgente: nutrirsi e dissetarsi.
Intenta a scrutare solo la superficie dell’acqua ben sapendo quanto il lago fosse profondo e oscuro, me ne guardai bene dall’osservare oltre. 
Fissai attenta un solo punto, lì dove la foglia era avvolta e l’acqua le faceva cornice intorno, piccole onde spargevano bagliori a specchio in cui la mia immagine era un debole riflesso. Fui tentata di immergere le dita, dispettosa a disturbare quell'idillio. Il resto lo sapete mio caro, quel che non sapete è che io vi ho visto. Mi allontanai di poco e quando tornai sui miei passi voi eravate ormai sparito.
Sospesa come foglia giusto il tempo che occorre all’acqua per impregnare e nutrire l’anima che priva dell’amore si è dispersa, dall’acqua che scorre, a tratti impetuosa mentre in altri mollemente riposa, lei [la foglia] si lascia divorare. 


granello
- son solo parole senza un granello di vero! - 
- ma si che l’hanno esse un granello di vero! -
- non che la verità non sia vera, 
è solo il granello a confonderne l’idea -
- si si,  vai tu allora a cercarlo quello più vero -



il bacio
Ritornai più volte in riva al lago, sapevo che la mia solita intemperanza aveva lasciato qualcosa in sospeso.
L’istinto mi aveva parlato quel giorno ed io l’avevo zittito, nessuna emozione mi avrebbe raggiunto, non adesso che avevo deciso di legare il cuore nel profondo della mia anima.
Non ero sicura di ciò che avevo percepito: uno sguardo, un suono, non so nemmeno se fosse umano, so solo che era rivolto a me ed io l’avevo lasciato inascoltato.
Stupido mondo che si ostinava a chiamarmi mentre io volevo solo starne fuori.
Così tornai sui miei passi, con l’animo preoccupato. Sfidai me stessa e mi lasciai andare al sonno, almeno non avrei avuto più pensieri in lotta tra loro. Scelsi i piedi di una quercia le cui fronde filtravano appena i raggi del sole e mi assopii.
Mi sembrò di essermi appena addormentata, eppure aprendo gli occhi il tramonto era già passato lasciando un cielo nero privo di stelle. Solo la luna in un sorriso sottile illuminava l’acqua che andava increspandosi fino a rivelare qualcosa che dal fondo saliva in superficie. Era la sagoma di un uomo che si ergeva fino a rivelarsi tutto in riva al lago. Nudo e disperato egli cercava di dire qualcosa ma non un suono gli uscì dalle labbra. Gli andai incontro, l’istinto guidava tenendo incatenata la ragione,  gli fui vicina, vicinissima, in punta di piedi mi alzai fino ad avvolgergli le spalle col mio mantello. Indugiai con le mani su di lui mi allungai ancora e posai le mie labbra sulle sue. Fu un bacio disperato a labbra socchiuse premute con forza a volerne impedire il distacco.
Mi svegliai che era ancora giorno, e dal sogno compresi che tu esistevi, ma non avevi lasciato nessun elemento per trovarti.



viaggio
Sono partita per il viaggio con solo un sacco vuoto
prima di andare ho lasciato tutto quello che avevo
ho raschiato la pelle a lavare le impronte
fino a diventare trasparente
e sono partita per il Viaggio
ho lasciato imprimere a fuoco mani su di me
e saturato i polmoni la trattenere l’aria
ho sopportato la pressione degli abissi
e galleggiato senza peso nella notte eterna
poi in quell’infinito colmo di nulla
ho riempito il sacco di me e sono tornata a casa


iniquità 
baci come morsi
lasciano tracce insanguinate
iniquità di un amore


noi
Nel giorno sospesi 
tra un arancio e un bianco ghiaccio
che congela gli istinti di antiche visioni 
immutate e immutabili 
di gran lunga preferiamo il nero
della notte che cola pece 
noi invischiati
bruciando nel peggiore
di tutti gli inferni
sopravviviamo




k.i.t.
pelle nera, riflessi di luna, fasci di luce sull’asfalto
Fusione cibernetica, pensiero veloce, meccanica felina
nel viaggio, senza fine alcuno, trova la sua meta
nel lieve incalzare di immagini e parole
scosse al ritmo di musica evocatrice 

trova la sua essenza
nella calma, che divora in fretta
scandisce con mano la scelta del modo e quella del dove
Non giunge alla fine della corsa che del piacere mai si vorrebbe veder l’epilogo
ma sta tutto in quel viaggio parte del suo fascino





bolla d’acqua
Si compie nel silenzio 
come fosse immerso in una bolla colma d’acqua densa.
Del gesto non si ode rumore eppure si percepisce un dolore acuto, secco come uno schiocco. Ciò che fino ad allora era stretto nella mano ora scivola sulla pelle marchiandola a vivo.
E in quel luogo immoto,  occhi scrutano, 
vedono ancor prima che venga mostrato. 
Poi la notte muore in favore del giorno 
e nella calma del tempo che scandisce le stagioni 
lei ritrova il tepore che risana.



 assenza 
Percepisci l’assenza
come un vuoto 
che satura l’aria.
Mentre granelli di sabbia
compongono l’assolo 
della tua solitudine.


è tempo di andare
A tratti è inquietudine in altri è un silenzio
infastidito da strani rumori di sottofondo.
Il geco muove passi furtivi sul muro e mi distrae giusto un attimo.
La tv rimanda immagini mute alternate a un gioco di pixel giganti.
Un trillo, rumore molesto, mi riporta in vita;
leggo il nome sul display e non rispondo.
Mi rituffo in questo mare virtuale, 
fiumi di parole scorrono e mi confondo. 
Basta! E' ora di fare silenzio!
Il mio, quello di qualcuno che se ne è già andato 
non è previsto il suo ritorno.
Osservo un dipinto, una natura morta,
è solo una prova di stile appresa alla lezione di ornato.
E' il tempo di riempire di chiari e di scuri
far emergere i muscoli che rimpolpano le ossa
è tempo di andare e di fare.




Impronte sulla sabbia
durano il tempo
che l’acqua concede!